I dipinti di Saviozzi dimostrano l’incessante attività analitica che l’artista rivolge allo stesso tempo alla realtà, alla storia dell’arte e alla cultura in genere.

Con sguardo indagatore (ma completamente affrancato da istanze di giudizio), attraverso i suoi dipinti, Saviozzi mette in evidenza il vuoto che si cela dietro la pioggia incessante di immagini che quotidianamente pervadono il nostro spettro visivo.

Immagini prive di struttura, che non comunicano, al massimo divulgano o intrattengono.

L’operazione estetica condotta dall’artista lucchese viaggia su un doppio registro progettuale.

Quello tematico, che predilige la scelta di icone della cultura Pop, dello stardom cine-televisivo o semplicemente corpi da rotocalco, contrapposte a figure circonfuse di una forte valenza storico- politica e culturale.

Perché riconoscibili, sedimentati nella struttura fruitiva della collettività, e il contrasto tra personaggi glamour e personaggi storici sottolinea come la strategia iconica dei mass media livelli, schiacci tutto su una stessa luccicante superficie, secondo un processo di dumbing down.

Figure che garantiscono quel surplus di riconoscibilità e permettono al pittore di concentrarsi su altri parametri di natura estetico-compositiva.

Perché uno degli scopi di Saviozzi è quello di riscattare la dignità delle immagini, riproponendo struttura note, sulle quale conduce un processo di rielaborazione, grafica, semantica e cromatica, al fine di generare immagini pertinenti e altamente soggettive, affrancate dalla serialità mediatici.

Il registro compositivo dei dipinti contrappone alla ”iconografia del vuoto” una struttura che deve la sua solidità al vasto repertorio di soluzioni formali e tecniche fornite dai maestri del passato e in particolare del Rinascimento indagato con assiduità.

La dimensione orizzontale della riflessione concentrata sulla superficialità dell’immagine viene abbinata ad una riflessione verticale che guarda indietro e si concentra sugli exempla dell’iconografia storica.

Dall’inizio del suo percorso di ricerca Saviozzi si è interrogato sulla necessità di tornare ad esprimersi con il “dipingere” per rappresentare temi e immagini legati alla quotidianità, sociale, alla moda, al cinema, alla pubblicità e all’immaginario pervasivo del web.

Il disegno nella concezione dell’artista assume un ruolo centrale, una priorità di ordine ideativi che lo conduce a quella definizione di attività mentale che gli era stata assegnata al sorgere del XV secolo.

Le sue esperienze in campo architettonico e fotografico vengono rielaborate alla luce dell’incessante esercizio disegnativo, che rappresenta il fulcro e gli attributi del dipinto.

La stesura del colore senza ombre asseconda una volontà di ottenere effetti antifenomenici, conferendogli la massima capacità di astrazione.

Attraverso questo procedimento il colore assume un elevato potere evocativo, dilatando i registri mentali e simbolici.

Le strategie applicate al disegno e al colore generano immagini sottratte ai condizionamenti della contingenza e del realismo e affermano con veemenza la propria vocazione genetica a partecipare di una dimensione atemporale.

Atemporalità assiduamente coltivata da Saviozzi come una delle ultime figure del classico in grado di alimentare un’analisi della cultura contemporanea.

Ma soprattutto di alimentare lo sguardo, l’insopprimibile pulsione scopica che accompagna l’essere umano sin dalla sua comparsa sulla terra e soprattutto ribadire la vitale necessità di esprimersi dell’individuo.